Guido M. Filippi
La frattura del femore è un rischio assolutamente elevato e un evento non raramente drammatico. Nella riabilitazione il Crosystem ha una particolare efficacia, quanto a rapidità, persistenza e intensità di effetti.
Alcuni numeri circa la frequenza del problema e alcune informazioni prima di arrivare all’azione del Crosystem
- Ogni anno più di 60.000 donne (a causa dell’osteoporosi) e di 15.000 uomini dai 45 anni in su si fratturano il femore. In particolare dai 75 anni in su il problema diventa drammatico (coinvolgendo più di 50.000 donne all’anno e 13.000 uomini.
- Oltre il 20% degli infortunati muore nel primo anno dall’incidente.
- Ad un altro 20% di questi rimane una disabilità deambulatoria permanente.
- Solo il 30-40% riacquista un’autonomia compatibile con le precedenti attività della vita quotidiana. I restanti casi hanno un recupero completo.
Cerchiamo ora di capire cosa accade quando si frattura il femore, come succede e, soprattutto, come evitarlo.
Anatomia del femore: scopriamola insieme.
Prima di parlare della sua frattura, è bene rinfrescarsi la memoria sull’anatomia di quest’osso, il più lungo, voluminoso e resistente dello scheletro umano. Il femore, situato nella coscia e su cui si inseriscono molti muscoli fondamentali per la deambulazione, è formato da:
- Un’estremità (epifisi) prossimale, costituita dal collo e dalla testa del femore; quest’ultima, di forma sferica e quasi del tutto ricoperta da tessuto cartilagineo, si articola con l’osso dell’anca, dando origine all’articolazione coxo-femorale.
- Un corpo centrale (diafisi): in parole semplici, la parte che identifichiamo con la coscia.
- Un’estremità (epifisi) distale, che posteriormente presenta due superfici ossee convesse e rivestite di cartilagini che si articolano con la rotula e la tibia, andando a formare l’articolazione del ginocchio.
Come detto prima, il femore è l’osso più resistente del nostro corpo: in età giovanile la sua frattura è molto rara, ed è solitamente la conseguenza di incidenti piuttosto gravi, mentre dopo i 70, soprattutto a causa della diminuzione di tessuto osseo dovuta all’osteoporosi, diventa un evento piuttosto frequente che, se non trattato nel modo giusto, può influire molto negativamente, non solo sulla qualità della vita, ma sulla sopravvivenza stessa del paziente.
Frattura del femore: cause e fattori predisponenti.
Nell’anziano, nella stragrande maggioranza dei casi, la rottura del femore è localizzata nell’estremità superiore, a livello della testa o del collo: in questi casi la frattura può essere la conseguenza di cadute o traumi anche leggerissimi e spesso il rapporto di causa-effetto si inverte, ossia prima il femore si rompe e poi il soggetto cade.
Se la solidità dell’osso può essere minata da malattie più rare come tumori ed infezioni, la causa principale è certamente rappresentata dall’osteoporosi. Quest’ultima coinvolge soprattutto le donne, causando una riduzione della massa dell’osso, che diventa assolutamente meno resistente a sopportare il peso del corpo.
L’osteoporosi può essere prevenuta:
- Assumendo il giusto apporto di calcio.
- Svolgendo regolare attività fisica.
- Moderando il consumo di alcol.
- Eliminando il fumo di sigaretta.
- Sottoponendosi a regolari controlli per diagnosticarla precocemente.
E’ bene ricordare che, fra tutti questi fattori, l’attività fisica riveste un ruolo preventivo assolutamente dominante.
Se, nonostante, questi accorgimenti, si dovesse verificare una frattura del femore, è bene intervenire in tempi brevi in modo da scongiurare tutte le possibili complicazioni.
Frattura del femore: diagnosi e cure.
Molti sono i sintomi ed i segni che possono far sospettare una frattura del collo del femore, fra cui:
- Dolore intenso che può irradiarsi all’inguine.
- Impossibilità di muovere la coscia.
- Adduzione ed extra rotazione dell’arto interessato: la gamba infortunata si presenta ravvicinata all’altra ed il piede tende a toccare il terreno con il suo margine esterno.
- Arto fratturato leggermente più corto dell’altro.
Questi sintomi sono segni quasi certi di una frattura scomposta, ossia quella in cui i capi ossei perdono il loro naturale allineamento, frattura che verrà poi confermata tramite una semplice radiografia.
La terapia di queste fratture è quasi esclusivamente chirurgica, a meno che non vi siano serie controindicazioni.
L’intervento si rivela fondamentale per la ripresa e la sopravvivenza dei pazienti anziani, che altrimenti rischierebbero serie complicazioni:
- In sede di frattura: saldatura errata dei capi, o necrosi della testa del femore.
- Generalizzate: dovute al lungo periodo di immobilità.
In caso di rottura del collo del femore (che riguarda la quasi totalità dei casi) si può procedere in due modi:
- Si può applicare una protesi totale dell’articolazione coxo-femorale.
- Si può optare per un’endoprotesi, ossia per la sostituzione della sola estremità distale del femore (suggerita per i pazienti più anziani).
A volte, in caso di pazienti più giovani, o quando la frattura si presenta in sede laterale, si procede all’unione dei frammenti ossei tramite chiodi o placche.
Una volta eseguito correttamente l’intervento, il paziente verrà rimesso in piedi in tempi brevissimi e quanto prima dovrà cominciare un’adeguata rieducazione motoria atta a riacquistare una perfetta mobilità degli arti inferiori e bacino fondamentale per una ripresa completa.
CroSystem: un valido aiuto per la prevenzione e dopo l’intervento al femore.
Le fratture del femore originano molto frequentemente da banali cadute (spesso in casa) di soggetti che hanno progressivamente sviluppato un deterioramento dell’equilibrio della coordinazione e della forza. Un tempo si pensava che tale deterioramento fosse un fenomeno fisiologico dell’invecchiamento, come i capelli che diventano bianchi. Oggi vi è un’ampia documentazione che tale situazione si crea per una serie di circoli viziosi innescati da una vita progressivamente sempre più sedentaria. La sedentarietà disabitua al movimento che a sua volta diminuisce la coordinazione e la stabilità.: questo decrescere dell’attività motoria favorisce un’ulteriore riduzione della funzione muscolare, lo sviluppo di artrosi e così via a peggiorare.
Si comprende bene come livelli adeguati di coordinazione motoria, stabilità, forza e resistenza alla fatica, siano condizioni necessarie a favorire il movimento, la prevenzione dell’osteoporosi e delle cadute.
Il CroSystem si è rivelato, nel corso di numerosi ed ampi studi, molto efficace nel potenziare coordinazione, stabilità, resistenza e forza in soggetti di età superiore ai 60 anni ed anche oltre i 70. Si tratta quindi di un presidio del tutto utile alla prevenzione di una patologia invalidante e pericolosa come la frattura del femore.
Il medesimo trattamento si è rivelato molto utile per accelerare ed ottimizzare il recupero motorio dopo interventi di chirurgia ortopedica degli arti inferiori. Un’adeguata riabilitazione motoria post chirurgica è infatti importante quanto un intervento operatorio ben fatto.
Soprattutto nei primi tempi dopo l’intervento conseguente alla frattura del femore, risulta importantissimo sottoporsi a sedute di riabilitazione assistita che prevedano:
- Recupero della mobilità.
- Potenziamento muscolare.
- Allungamento della muscolatura.
- Ripristino della giusta coordinazione.
In questa fase particolarmente delicata, risultati incoraggianti sono stati ottenuti con l’utilizzo di CroSystem, macchinario che, attraverso l’applicazione di piccoli manipoli sulla zona interessata, trasmette delle micro vibrazioni meccaniche quasi impercettibili, che aiutano a recuperare il giusto tono muscolare degli arti interessati, combattendo al contempo le dolorose contratture che possono rendere più faticoso il completo recupero della mobilità.
CroSystem può essere usato su tutte le categorie di pazienti, compresi i portatori di pacemaker e dispositivi simili, in quanto:
- Non utilizza correnti elettriche.
- Non emette campi magnetici.
- Non utilizza farmaci.
I limiti. In questi casi i limiti sono rappresentati dallo stato del paziente (ad es. il trattamento in un anziano che non ha alcun desiderio di muoversi, di camminare) dagli esiti della frattura, ovvero dalla riparazione che ha avuto luogo. Infine, soprattutto in anziano, è importante decidere il momento per intervenire, questo dovrà essere quando il paziente comincia ad alzarsi e a camminare, fosse anche con un deambulatore. Se prima, l’intervento sarebbe inefficace,
Per ulteriori informazioni su questa metodica di cura, vi invitiamo a consultare l’elenco aggiornato di tutti i centri CroSystem abilitati, in Italia e all’estero, oppure, per ulteriori domande, a contattarci direttamente per email.