paralisi cerebrali infantili fisiologia

Paralisi cerebrali infantili 2 – Fisiologia.

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Le paralisi cerebrali infantili si manifestano a volte molto precocemente, altre volte più tardi, quando il bambino dovrebbe sviluppare movimenti e comportamenti più complessi, ma si osservano alterazioni nella sua progressione di maturazione.

In primo luogo, dunque, come si sviluppa la normale maturazione del bimbo? Esistono varie tabelle, questa è una prima, con la virtù della semplicità nel sottolineare le tappe principali.

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Questa tabella tuttavia è molto schematica, in quanto fissa delle date rigide (impensabili nella realtà) e delle tappe molto semplici. Una visione più dettagliata si può avere dallo schema successivo, Che analizza lo sviluppo della motilità grossolana, cioè, ad esempio, la capacità di stare seduto eretto, di stare in piedi, di camminare, evidenziandone la variabilità temporale nei diversi bimbi.
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Seppur anch’essa imprecisa, questa tabella poggia la sua validità sull’osservazione di comportamenti motori essenziali, quelli che garantiscono l’autonomia.

Una scala di valutazione di largo uso, ma destinata a professionisti, è il test di Denver che considera in modo molto analitico diversi aspetti dello sviluppo del bambino:

  • La motricità grossolana
  • La motricità fine
  • Il linguaggio
  • Il comportamento sociale

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Questo tipo di analisi serve ad approfondire la conoscenza della problematica eventualmente presentata dal bimbo. E’ infatti necessario avere chiaro che il sistema nervoso del bambino, ma anche quello dell’adulto, sia pure in misura molto minore, letteralmente “costruisce se stesso” utilizzando le informazioni sensoriali. Grossolanamente, per spiegare il concetto, possiamo dire che più “sente”, più il suo sistema nervoso si sviluppa. La percezione è strettamente legata al ricevimento di stimoli. Questi in gran parte sono forniti al bimbo dai genitori, ma in larghissima parte il bambino li ottiene esplorando il mondo circostante, e per fare questo è molto importante il movimento. Allo stesso tempo la ricchezza di stimoli induce il bambino a muoversi, incuriosendolo. Ecco quindi che la parte motoria influenza fortemente la parte sensitiva e quindi cognitiva e viceversa.

Tuttavia, considerare anche gli aspetti sociali e cognitivi ci porta in un campo molto più vasto e complesso. Si rimanda quindi ad un sito governativo americano (CDC Centers for Disease Control and Prevention), scritto naturalmente in inglese, ma abbastanza semplice, molto chiaro e dettagliato e accompagnato da tabelle che propongono segnali di possibile allarme per i famigliari. Si tratta dunque di una pubblicazione destinata anche a chi non è un operatore sanitario.

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N.B. deve essere ben chiaro che queste tabelle ed indicazioni possono essere di aiuto per compiere delle osservazioni, ma non sostituiscono lo specialista. Osservare anche bene dei segni è infatti molto diverso dall’interpretarli correttamente.

A questo punto è forse anche importante segnalare come lo sviluppo del bambino non è uniformemente continuo, come avviene invece in età superiori, o nell’adulto, quando si apprende qualcosa, con miglioramenti più o meno continui, almeno fino ad un certo punto. Nei neonati, nei bambini, si ha una progressione che appare spesso discontinua: improvvisamente il bambino fa qualcosa che prima non faceva. In un certo modo, probabilmente non lontano dalla realtà, si può dire che il suo sistema nervoso, pur avendo già a disposizione dei particolari mezzi, delle nuove capacità, di colpo capisce come utilizzarli e li utilizza.

Nei prossimi articoli verranno analizzati aspetti e problematiche della malattia.

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