Guido M. Filippi
Oggi parleremo dell’ictus cerebrale, la tanto temuta lesione a carico del cervello, causata da un’insufficiente apporto di sangue ad un’area più o meno estesa di quest’ultimo.
Che cos’è un ictus cerebrale?
In parole semplici, per ictus si intende quella condizione patologica che si verifica quando l’afflusso di sangue al cervello si interrompe o viene drasticamente ridotto, ed in seguito alla quale il tessuto cerebrale inizia a morire.
L’interruzione del flusso ematico può essere dovuta a:
- Trombosi: formazione di un coagulo di sangue in un vaso del cervello (a cui rimane ben ancorato), spesso causata dall’accumulo di piastrine e colesterolo.
- Embolia: distacco di un coagulo di sangue originato in un altro distretto (spesso nel cuore), che viaggia nel torrente circolatorio, fino a rimanere “incastrato” in un vaso di dimensioni più piccole all’interno del cervello.
- Emorragia cerebrale: un vaso che irrora il cervello si rompe a seguito di un trauma cerebrale, di un aneurisma, di malformazioni congenite o di ipertensione cronica, e l’apporto di sangue in un’area dell’organo si interrompe.
Nei primi due casi si parlerà di ictus ischemico (il più diffuso), e nel terzo di ictus emorragico.
Purtroppo l’ictus celebrale è molto diffuso, soprattutto nei soggetti di età superiore ai 65 anni, ed è caratterizzato da un’insorgenza improvvisa, che richiede un intervento immediato, per cercare di ridurre al minimo i danni cerebrali.
Ictus: i sintomi che devono allarmare.
L’ictus è un evento grave, che può causare danni cerebrali permanenti, disabilità croniche, e a volte anche la morte: per questo motivo risulta molto importante intervenire tempestivamente riconoscendone i sintomi.
Non esitate a chiamare soccorsi se notate sintomi allarmanti come:
- Confusione
- Debolezza improvvisa
- Difficoltà a parlare o a capire il linguaggio
- Perdita di equilibrio e coordinazione
- Disturbi della vista
- Cefalea intensa e improvvisa
- Paralisi o intorpidimento di un lato del corpo
- Perdita di coscienza
I sintomi dell’ictus variano a seconda del tipo, della gravità e dell’area del cervello colpita, ed in tutti i casi, anche al minimo sospetto, è sempre di fondamentale importanza chiamare tempestivamente i soccorsi, per evitare conseguenze molto gravi.
Ictus e terapia riabilitativa.
Più rapido sarà il soccorso, più facile sarà evitare gravi conseguenze: in caso di ictus ischemico, in presenza di adeguati requisiti, i sanitari procederanno ad una terapia “trombolitica”, volta a sciogliere il coagulo che ostruisce il flusso sanguigno, ripristinando la corretta irrorazione della zona, mentre, in caso di ictus emorragico, potranno procedere ad intervento chirurgico, per rimuovere il coagulo conseguente all’emorragia.
Purtroppo la mancata ossigenazione del cervello può avere conseguenze anche molto gravi ed invalidanti sulle facoltà psichiche, intellettive e motorie del soggetto colpito: per questo motivo, dopo le prime cure salvavita sarà indispensabile intraprendere un corretto iter riabilitativo, volto a garantire un’accettabile qualità di vita.
Esistono strutture specializzate nella riabilitazione cosiddetta “neuromotoria”, dove gli specialisti metteranno a punto un piano di terapia personalizzato che, a seconda delle esigenze del paziente, potrà consistere in:
- Sedute di logopedia per contrastare eventuali disturbi del linguaggio e della deglutizione.
- Trattamenti neuropsicologici volti a curare disturbi di percezione, memoria e concentrazione.
- Sedute di fisioterapia miranti a recuperare la forza e la coordinazione tramite l’esecuzione di specifici esercizi.
A tutt’oggi è impossibile prevedere quanto il paziente potrà recuperare. Anche con le moderne tecniche radiologiche, ogni previsione è quasi sempre un azzardo perché le possibilità di recupero, a fronte di estensioni di danno assolutamente simili, possono essere diversissime. In altre parole, lesioni di grande entità possono essere seguite da recuperi che appaiono prodigiosi e piccole lesioni possono residuare deficit che appaiono ineliminabili.
Queste sorprendenti differenze dipendono dal diverso grado di plasticità di ciascuno. Per plasticità si intende la straordinaria capacità del sistema nervoso di modificarsi, facendo in modo che le funzioni svolte da alcune aree possano essere drasticamente mutate, per assumere quelle che sono appartenute alle aree di tessuto distrutte dall’ictus. Queste capacità plastiche differiscono da individuo ad individuo ed ancora non abbiamo mezzi sicuri per potenziarle, sebbene quasi tutte le tecniche riabilitative abbiano questo scopo.
La riabilitazione motoria dopo un ictus è assolutamente indispensabile. E’ faticosa (mentalmente), lunga, dai risultati incerti, ma sempre indispensabile.
E’ anche bene avere chiaro, che tanto è difficile e lento il recupero, tanto è facile e rapida la regressione se si interrompe la riabilitazione. Quest’ultima si avvale di molte tecniche, ed è quasi impossibile dire quali siano le migliori e quali siano da scartare, per varie ragioni:
- La neuroriabilitazione è una scienza giovane, ed ancora si deve stabilizzare nelle sue linee-guida.
- I confronti sono molto difficili, perché ogni paziente è una storia a sé, relativamente agli esiti del danno ed alla risposta a terapie diverse.
- La plasticità varia molto da paziente a paziente.
Forse si può affermare che attualmente 2 siano le grandi direttrici:
- Una è rappresentata dalle scuole che puntano a mettere in piedi, quindi a rendere più o meno autonomo il paziente il prima possibile.
- L’altra è quella che punta sulla qualità del recupero, assai più che sul tempo.
Entrambe hanno ragioni sensate. La prima riduce i costi e la fatica del paziente, ma al tempo stesso favorisce spesso strategie motorie che con il tempo possono recare ulteriori importanti danni. La seconda può avere costi elevati in termini psicologici ed economici, ma riduce i rischi a seguire in modo sensibile. Infine va considerata la “compliance” di ciascun paziente, ovvero l’accettazione verso specifiche terapie riabilitative.
Sempre molto in generale possiamo dire che al momento non c’è una linea, un terapia elettiva per tutti. Molto spesso i pazienti ricevono diversi, piccoli benefici da diversi approcci.
Risultati sorprendenti nella riabilitazione post ictus cerebrale (avallati da una vasta documentazione scientifica) sono stati ottenuti con l’utilizzo del CroSystem, un macchinario di nuova generazione in grado di agire direttamente sul sistema nervoso. E’ stato ampiamente dimostrato che il CroSystem è in grado di potenziare le reti nervose preposte all’esecuzione dei movimenti, con effetti particolarmente utili sugli esiti di patologie ischemiche, tutto questo senza l’utilizzo di farmaci o emissioni di correnti elettriche e onde magnetiche.
Il macchinario ha ottenuto risultati significativi nell’ambito di un corretto iter riabilitativo di pazienti colpiti da ictus, aiutando a riattivare tutto ciò che era ipofunzionale, e a vicariare quanto andato distrutto, tramite l’attivazione di vie nervose sostitutive.
I risultati ottenuti con il CroSystem si possono dividere in 2 grandi gruppi:
- Quelli che consentono al paziente di compiere atti motori che prima non svolgeva.
- Quelli che consentono, come d’altronde anche i primi, di potenziare marcatamente l’efficacia della riabilitazione tradizionale.
Gli effetti consistono in una riduzione del tono, in un recupero di forza e resistenza, ma soprattutto, se persiste un controllo volontario, sia pure modesto, un almeno parziale recupero di coordinazione e quindi di funzione. Anche in questo caso la variabilità è notevole, si dovranno considerare infatti molti fattori, ad esempio quali sono i muscoli che vanno trattati (la risposta è diversa da muscolo a muscolo), il tipo e il grado di deficit motorio, ecc. Si dovrà quindi valutare caso per caso.
Inoltre deve essere ben chiaro che il CroSystem va integrato con la neuroriabilitazione per ottimizzare gli effetti.
Il trattamento, che avviene tramite l’applicazione di piccoli manipoli che trasmettono microvibrazioni alle zone interessate, è completamente indolore, privo di controindicazioni e può essere utilizzato su pazienti di tutte le età anche se portatori di dispositivi intracorporei come protesi, pacemaker o pompe da infusione.
I limiti. Sono molteplici e il primo da sottolineare è l’individualità della risposta, soprattutto nei casi che presentano spasticità. Salvo alcuni distretti muscolari che rispondono in modo molto vivace (l’ileopsoas, il muscolo pettorale, i muscoli adduttori brevi), negli altri la risposta può variare molto. Inoltre l’effetto è quello di offrire nuove possibilità motorie al Sistema Nervoso del soggetto. Tuttavia il SN deve “scoprire” queste novità ed imparare ad inserirle nella quotidianità del movimento. questo il Crosystem non può farlo e sarà compito specifico della neuroriabilitazione. Sotollineiamo “neuroriabilitazione”, approccio molto e profondamnte diverso dalla semplice “riabilitazione”, per tipo di esercizio, per figura professionale impegnata.
Per ulteriori informazioni su questa metodica di cura, vi invitiamo a consultare l’elenco aggiornato di tutti i centri CroSystem abilitati, in Italia e all’estero, oppure, per ulteriori domande, a contattarci direttamente per email.