plasticita cerebrale

Disabilità e compensi: la plasticità cerebrale

Quando un danno (un danno ortopedico, come una frattura, una meniscopatia, un’artrosi, oppure un danno neurologico, come un ictus o un trauma cerebrale) ci impedisce di compiere atti motori, il nostro cervello cerca altre strategie, cerca dei compensi (in questo caso si parla di “plasticità cerebrale”). Vediamo come si sviluppano, come aiutarli, come indirizzarli (perché anche il cervello sbaglia e possiamo avere compensi che fanno danni, detti “compensi scompensanti”).

Plasticità cerebrale e adattabilità dei sistemi di controllo

Siamo la specie dominante, non perché siamo i più intelligenti, ma perché siamo i più adattabili: siamo presenti dall’equatore al polo, sopravviviamo (non benissimo) anche oltre i 5000 metri.

La parola, la funzione chiave dei compensi è “l’adattabilità”. In termini più tecnici si parla di plasticità dei nostri sistemi di controllo.

Di fronte a un compito ritenuto importante, come ad esempio piegare un ginocchio, alzare un braccio, salire o scendere un gradino, e un’incapacità, ossia una disabilità a farlo, il cervello cerca una nuova strategia, un nuovo modo per riuscire comunque a raggiungere lo scopo di camminare, pettinarsi, prendere qualcosa su uno scaffale.

La plasticità è il corpo che si adatta al meglio per raggiungere uno scopo.

Ma come se lo inventa e come riesce a farlo? Precisiamo che nella quotidianità lo scopo non è flettere il ginocchio o alzare il braccio, ma camminare o prendere qualcosa che è in alto, pettinarsi, ecc. In una palestra, sportiva o riabilitativa, può essere alzare un braccio o piegare un ginocchio, ma non nella vita di tutti i giorni.

A volte, una disabilità può essere insormontabile: lo scopo è troppo difficile e non riusciremo a inventarci nulla.

Altre volte però, lo scopo è raggiungibile. Spesso in molti modi diversi, e il cervello ne sceglie uno, in genere perché gli sembra gli riesca meglio. Lo adotta, lo affina, fa crescere i muscoli che lo devono compiere, li coordina meglio.

Tutto bene? Affatto. Il cervello ha uno scopo preciso, vuole quello, costi quel che costi. Ecco allora, per fare un esempio, che se abbiamo una gonartrosi, una meniscopatia, zoppichiamo. Zoppicare significa che ci mettiamo in modo da spostare il nostro peso sulla gamba sana. La conseguenza sarà che camminiamo, magari corriamo anche, ma con il tempo il ginocchio sano, la caviglia, l’anca sani si danneggeranno.

In questi casi si parla di compenso scompensante. L’esempio di danno ortopedico (in questo caso l’esempio della gamba) è il più semplice, ma a volte il nostro cervello è molto più fantasioso, soprattutto nei danni neurologici.

Compensi del cervello: l’importanza della riabilitazione per evitare danni

I compensi attuati dal cervello vanno guidati dalla riabilitazione, altrimenti possono creare danni importanti.

Come si innescano questi cambiamenti del nostro corpo? Se il cervello li impone, il corpo si modifica: se zoppico, la gamba che lavora di più si rinforzerà nella muscolatura, il nostro zoppicare si affinerà, riuscirò anche a correre.

Il cervello cerca nuove strategie, e di conseguenza il corpo deve cambiare: in questo consiste la plasticità cerebrale.

Se andiamo in palestra e facciamo esercizi con alcuni muscoli, se li facciamo bene e a lungo, i muscoli cresceranno. Se siamo immobilizzati a letto, i nostri muscoli si assottiglieranno: è la plasticità.

Quali sono le condizioni necessarie ad innescarla? Fondamentalmente 3:

  • Lo scopo deve essere nelle possibilità del soggetto, ma vicino ai limiti.
  • Il tentativo di raggiungerlo deve essere fatto con continuità, cioè almeno 3-4 volte a settimana. Conta la quotidianità dell’esercizio molto più che l’intensità: molto meglio poco, ma 3-4 volte a settimana che 1 o 2 volte a settimana fino allo spasimo.
  • L’esercizio va svolto a lungo nel tempo: mesi per i muscoli (circa 3 mesi per vederli aumentare), anni per le ossa, tempi variabilissimi per il sistema nervoso (da 2, 3 giorni ad anni). Lo sa bene chi ha avuto un ictus: a volte miglioramenti in pochi giorni, poi mesi per affinarli e anni per migliorare ancora.

Il Cro®system stimola le capacità plastiche del nostro cervello, la riabilitazione le accompagna.

Per uteriori chiarimenti sull’argomento, non esistate a contattarci: saremo lieti di rispondere a tutte le vostre domande.

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