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Lussazione della spalla: cause, sintomi e cure

 

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La lussazione della spalla, la lussazione acromion claveare, è un problema molto doloroso abbastanza diffuso, soprattutto nella popolazione giovane, spesso causato da un urto violento o una caduta. Certi sport, come il rugby, il judo e numerosi altri, non raramente danno luogo a questo tipo di infortunio. Anche l’età avanzata o una predisposizione individuale possono essere fattori che facilitano la comparsa o anche il ripetersi del problema. E’ indispensabile avere chiari alcuni concetti per capire cosa avviene durante una lussazione e come uscirne: è necessario capire come è fatta e come funziona la spalla per comprendere quali  sono i punti deboli e quali possono essere i punti di forza, per rinforzarli adeguatamente.

La spalla: come funziona e cosa succede quando si verifica una lussazione

La spalla consente di muovere il braccio in tutte le direzioni. Sono dunque molti i movimenti possibili, le ossa implicate e i muscoli coinvolti. Clavicola, scapola ed omero sono le ossa e in particolare, i movimenti si attuano tra scapola ed omero. Ben 26 muscoli controllano questi movimenti, che possono essere molto ampi, potenti, veloci.

Durante i movimenti le diverse ossa, in particolare scapola ed omero devono muoversi, mantenendo i giusti rapporti tra loro. In altre parole, le estremità di queste ossa non possono allontanarsi l’una dall’altra.  Per garantire questa situazione, le estremità sono trattenute da una capsula (capsula articolare), da legamenti, da una serie di muscoli, che avvolgono queste estremità ossee formando una sorta di cuffia (cuffia dei rotatori). In pratica, l’articolazione scapolo-omerale è incapsulata, fasciata e trattenuta da muscoli e legamenti.

Nonostante sia così “impacchettata”, urti violenti possono spostare i capi tra loro: quando si verifica una lussazione, si usa dire che la spalla “esce” perché, letteralmente, i capi articolari (in genere l’estremità dell’omero) escono dal pacchetto costituito da capsula, muscoli ecc. E’ facile capire che una volta uscito, l’omero non rientrerà da solo.

E’ altrettanto intuibile che dopo questo evento, i diversi sistemi che devono tenere al loro posto scapola e omero subiscono danni e successivamente, pur avendo fatto “rientrare” l’articolazione, potrebbero lavorare male, favorendo il ripetersi del problema.

Quest situazioni possono crearsi anche a seguito di urti non particolarmente violenti, se il sistema di contenimento dell’articolazione è debole, cosa che può presentarsi per l’età avanzata o dopo una o più lussazioni che hanno indebolito il sistema. Naturalmente dopo la lussazione, le conseguenze e la riparazione dipendono dal tipo di lussazione e dalla gravità.

Quanti tipi di lussazione della spalla esistono?

La spalla può essere vittima di due tipi di lussazione:

  • Lussazione anteriore: in questo caso, che si presenta nella stragrande maggioranza dei soggetti, l’omero viene deviato in avanti ed in basso.
  • Lussazione posteriore: eventualità molto meno frequente, in cui l’omero scivola posteriormente.

Lo slittamento delle estremità ossee avviene a causa della rottura (totale o parziale) della capsula e dei legamenti che stabilizzano l’articolazione.

La lussazione della spalla può essere:

  • Completa: la separazione fra le superfici articolari è netta.
  • Incompleta: i capi ossei rimangono parzialmente in contatto fra loro.

A seconda della gravità dell’infortunio, la lussazione della spalla può anche causare la lesione di tutta una serie di strutture che “avvolgono” l’articolazione, come legamenti, cartilagine, muscoli, nervi, ossa e, a volte, anche la cute (in questo caso si parla di lussazione esposta).

Indipendentemente dal tipo di lesione e dalla sua gravità, dopo un infortunio di questo tipo l’omero deve essere riportato in sede “manualmente” il prima possibile, per evitare ulteriori danni alle strutture circostanti e garantire una buona ripresa della funzionalità articolare.

Lussazione spalla cure

 Lussazione della spalla: sintomi, diagnosi e cura.

La diagnosi di lussazione è semplice e immediata, perché il danno è visibile a occhio nudo:

  • L’infortunato avverte un dolore violento.
  • E’ impossibilitato a muovere l’arto, che rimane penzolante vicino al corpo.
  • Palpando la spalla non si avverte più la sua caratteristica rotondità (dovuta alla testa dell’omero nella sua sede fisiologica).

La cura consiste nel riposizionamento (riduzione della lussazione) dei capi ossei (in anestesia almeno locale), e nel riposo. Successivamente l’infortunato dovrà sottoporsi a dei cicli di riabilitazione. Se la lussazione ha comportato danni importanti, o se tende a ripetersi potrebbe rendersi necessaria la chirurgia.

Una volta che la lussazione della spalla è stata ridotta, è necessario riprendere la funzione dell’articolazione e fare in modo che non si ripeta.

La chiave è il rinforzo della muscolatura della spalla. Concetto elementare, ma non semplice, perché il rinforzo deve essere importante e per rinforzare è necessario “caricare” la muscolatura e di conseguenza di nuovo l’articolazione.  Si tratta di una processo difficile (è necessario evitare che durante l’esercizio si replichino i danni) e doloroso (la spalla continua a far male, molto male).

Cro®system: per evitare la chirurgia o per ridurre i tempi di  recupero

Nel recupero post-lussazione molto utile si è rivelato l’utilizzo del Cro®system.

Il Crosystem impone una serie di micro allungamenti-accorciamenti delle fibre muscolari (il paziente avverte solo una specie di leggera vibrazione, innocua, non fastidiosa). Questo stimolo è specifico per la sensibilità propriocettiva, che guida la nostra azione muscolare. Questa azione permette di far funzionare meglio e di più quanto può farlo. I tempi di applicazione, solo 3 giorni consecutivi 40-60 minuti al giorno, la persistenza dei risultati (mesi o permanenti) e l’intensità, consentono importanti miglioramenti del tutto rapidi.

In pratica, Il Cro®system agisce migliorando la stabilizzazione dell’articolazione: rinforza la muscolatura (più esattamente, aumenta la capacità della sensibilità propriocettiva di gestire al meglio i muscoli che stabilizzano l’articolazione). Tutto questo senza forzare l’articolazione, e senza utilizzare farmaci, onde magnetiche e campi elettrici.  Dopo la riduzione e l’immobilizzazione il Cro®system può intervenire con notevole successo.

I limiti
Il limite è, ovviamente, l’entità del dislocamento e del danno anatomico, ovvero la possibilità del sistema muscolare di compensare il danno

Qualora vogliate ricevere ulteriori informazioni su questa metodica assolutamente indolore e priva di controindicazioni, vi invitiamo a contattare uno dei Centri CroSystem Autorizzati, dove personale specializzato risponderà a tutte le vostre domande.

Il Crosystem è in uso da tempo presso diverse istituzioni

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